Daniel Vittori | Branding, Neurobranding, Marketing

Branding Neurobrand razionalità

Siamo esseri a raionalità limitata

Dopo che ci siamo fatti un’idea ci faremmo scorticare per difenderla!

La mente umana, una volta che adottata un’opinione, non fa altro che cercare informazioni per confermarla: siamo esseri a razionalità limitata perché il nostro cervello in realtà non elabora le informazioni come noi pensiamo che faccia.

La nostra ragione è focalizzata solamente su specifici momenti di impegno; per tutto il resto esistono le bias cognitive.

Che cosa sono le bias cognitive?
Le bias cognitive sono delle deviazioni comportamentali che abbiamo maturato nel corso del tempo. Abbiamo cioè deciso in un tempo remoto che, in una data situazione, le cose funzionano in un modo ben preciso e quindi, al ripetersi della situazione, si ripeteranno le nostre reazioni.

Raramente tendiamo a riconsiderare le nostre idee, le nostre opinioni e i nostri pregiudizi. Sulla lunga distanza questo può rivelarsi un problema importantissimo, sia nella vita che nel business perché, dopo che ci siamo fatti un’idea, per difenderla ci faremmo scorticare.

Abbiamo una resistenza incredibile a cambiare idea. Cambiare idea è come spersonalizzarci, cambiare la nostra essenza; questo si verifica spesso anche rispetto a fatti che non sono direttamente legati a noi, ed è un grande limite, è un limite che non ci fa evolvere come persone, come imprenditori, come professionisti.

Le situazioni cambiano, le nostre competenze rispetto alle situazioni cambiano, l’ambiente che ci circonda cambia.

Pensare che un’idea che poteva valere 30 anni fa debba necessariamnete valere ancora oggi è assolutamente anacronistico. Riconsiderare le idee e metterle in discussione razionalmente è però un processo che richiede ingenti risorse in termini di energia. È un processo che, quindi, spesso il cervello non vuole fare.

Durante una sperimentazione del 2011 sono stati indagati i comportamenti di alcuni giudici; si è visto che più erano lontani dall’orario di pausa (e quindi più lontani dall’acquisizione di zucchero per il cervello) più erano restii a concedere la libertà provvisoria agli imputati. Questo perché i complessi meccanismi del cervello, senza l’apporto di zuccheri, non hanno la totale capacità di indagare razionalmente un concetto. Il nostro cervello va quindi in protezione, entra nel bias: lascia cioè agire il comportamento più protettivo, più sicuro, quello con meno responsabilità. Nel caso dei giudici il comportamento più sicuro consisteva nel non accordare la libertà provvisoria.

Ma qual è il bias cognitivo nel nostro caso?

Nel nostro caso il bias cognitivo consiste nel compiere sempre lo stesso comportamento! Quel comportamento che sappiamo essere il più sicuro ma che ci impedisce di scoprire quanto potrebbe essere vantaggiosa una nuova soluzione. Nuova soluzione che potremmo mettere in atto se solo ragionassimoin modo attento e circostanziato, non incorrendo in quel bias cognitivo che ci porta a fare sempre le stesse cose, probabilmente sempre gli stessi errori.